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Per un dialogo con Dio

Riflessioni sulla preghiera





Questo studio sulla preghiera riporta integralmente il contenuto del libro "PER UN DIALOGO CON DIO" di GUY APPÈRÉ - Edizioni E. P. - C. P. 20 - Finale Ligure (SV)




Capitolo 4: Il campo della preghiera






1. Introduzione

2. Ringraziare Dio per tutti gli uomini

3. Pregare per tutti gli uomini è fonte di pace




1. Introduzione

L’apostolo Paolo presenta, per la preghiera, un campo d’azione estremamente vasto, illuminato nello spazio come nel tempo: «Esorto dunque, prima d’ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti coloro che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta, in tutta pietà e dignità» (1 Tim. 2:1-2).

Noi non possiamo restringere minimamente la nostra responsabilità, limitare il nostro orizzonte a pochi privilegiati. Il nostro cuore dev’essere largamente aperto a tutti, senza restrizione alcuna.

Anche se, in pratica, non possiamo abbracciare il mondo intero, il nostro cuore dev’essere ospitale con chiunque bussi alla sua porta.

Dobbiamo stare in guardia dalla tentazione sottile di diventare settari limitando la nostra preghiera a noi stessi, alla nostra famiglia, ai nostri amici, alla nostra chiesa e finanche ai soli credenti.

2. Ringraziare Dio per tutti gli uomini

L’apostolo Paolo ci esorta «prima d’ogni altra cosa, che si facciano supplicazioni, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini».

Egli non ci invita soltanto, notiamolo, a «pregare» per tutti gli uomini, bensì a «ringraziare» per tutti gli uomini.

Ecco un qualche cosa che forse potrebbe metterci in imbarazzo.

È ancora abbastanza facile chiedere a Dio a favore del nostro nemico, chiederne in particolare il miglioramento, ma non è altrettanto naturale ringraziare Dio per lui!


In effetti, la preghiera, se noi l’abbiamo ben compresa, ci condurrà ben lontano.

Non sarà un rapido e vago «Signore, benedici il mio nemico»; anzi, consisterà nel parlare di lui a Dio, nel pensare a lui davanti a Dio.
Questo ci condurrà ad ascoltare quanto Dio avrà da dirci in proposito, ed a tenerlo bene a mente.

Ecco quello che ispirerà i nostri ringraziamenti, perché, attraverso l’esistenza del nostro nemico, Dio ci avrà parlato, avrà aperto il nostro cuore, ci avrà ammaestrati, confutati magari, o forse illuminati!


Questa raccomandazione, Paolo non la fa alla leggera: soprattutto non crediamo che essa non ci riguardi.

Pensiamo a quello che poteva significare per i suoi destinatari, Timoteo e gli Efesini, l’esortazione dell’apostolo: «Pregate e ringraziate per i re e tutti coloro che sono in autorità».

Era Nerone, in quel tempo, a regnare,
e coloro che l’imperatore aveva elevato in autorità condividevano talora la sua triste e ignobile nomea.
Nerone!
Questo pazzo crudele doveva essere l’oggetto delle supplicazioni dei cristiani da lui perseguitati: in un certo qual modo, l’occasione della loro riconoscenza!

Lo scrittore cristiano Tertulliano, vissuto più tardi sotto altri imperatori, o mostri o persecutori o l’uno e l’altro insieme, ricorda nei suoi libri la perfetta lealtà dei cristiani verso le autorità, verso coloro che hanno le massime responsabilità, e quindi le massime occasioni, del bene e del male.

3. Pregare per tutti gli uomini è fonte di pace

«Per tutti gli uomini»: ecco il campo della preghiera!

Pregheremo e ringrazieremo Dio, con rispetto, per tutti coloro che stanno alla testa della nostra nazione, anche quando, per diversi motivi, non possiamo approvarli per intero?

Pregheremo, pur condannando la loro crudeltà e le loro ingiustizie, per coloro che opprimono le nazioni e, sovente, i nostri fratelli medesimi?

Pregheremo anche per i nostri fratelli che, come i primi cristiani, cercano di essere cittadini leali e degni sotto qualsiasi potere od autorità dispotica, sia essa rossa o nera o gialla o dorata o di qualsiasi altro colore?

«Pregare per tutti gli uomini», è il solo modo di conoscere la pace interiore ed esteriore.

Soltanto quando avremo sentito questa solidarietà con tutti gli uomini, quando avremo diviso con Dio i loro fardelli, allora potremo sperare in tutta coscienza di vivere una vita cristiana in pace e tranquillità.

L’apostolo Paolo ci mostra, in effetti, questa vita «pacifica e tranquilla» come il risultato che può ottenere la nostra preghiera «per tutti gli uomini» piuttosto che il motivo che potrebbe sostenere la nostra preghiera per le sole autorità.

Noi siamo inquieti con qualcuno del nostro prossimo?

Preghiamo per lui, facciamo Dio partecipe della nostra ansietà. La preghiera della fede darà pace ai nostri timori perché ci assicurerà che tutto è nelle mani di Dio, del Dio che tutto può e che non vuole altro che il maggior bene di ciascuno. Anche dal male Egli sa far nascere il bene.


Abbiamo litigato col vicino?

Preghiamo per lui, parliamo di lui a Dio. La presenza divina tra lui e noi ci renderà più attenti a non avvelenare i rapporti e ci condurrà molto avanti sulla strada della pace.


Può darsi che abbiamo preso ad avversare qualcuno, la cui semplice presenza sia per noi una vera prova, il cui atteggiamento stesso giunga ad irritarci.

Preghiamo per lui. Un giorno o l’altro l’avversione dovrà cedere il passo, davanti alla preghiera.
Non si può continuare a lungo a detestare un uomo, quando si prega per lui.
La preghiera sincera, frequente, ci conduce inevitabilmente sulla strada dell’amore.



Così compresa, la preghiera «per tutti gli uomini» ci allontana dal monologo irresponsabile che talvolta abbiamo confuso con essa: è la sola che possa assicurarci una vita cristiana «pacifica e tranquilla».
È essa che darà pace alla nostra coscienza e al nostro cuore, assicurandoci la «tranquillità», ossia la pace nei nostri rapporti con gli uomini.

La preghiera per tutti gli uomini è fonte di pace in quanto generatrice di amore. Non si può intrattenersi a lungo con Dio riguardo a qualcuno senza finire con l’amarlo: e quando c’è l’amore, tutto è possibile, anche la pace.


RIASSUMENDO:

L’apostolo Paolo presenta, per la preghiera, un campo d’azione estremamente vasto, illuminato nello spazio come nel tempo. Egli ci esorta ad aprire il nostro cuore a tutti, senza restrizione alcuna. Il nostro cuore dev’essere ospitale con chiunque bussi alla sua porta.

Dobbiamo stare in guardia dalla tentazione sottile di diventare settari limitando la nostra preghiera a noi stessi, alla nostra famiglia, ai nostri amici, alla nostra chiesa e finanche ai soli credenti.


Ringraziare Dio per tutti gli uomini

L’apostolo Paolo ci esorta non soltanto a «pregare» per tutti gli uomini, bensì a «ringraziare» per tutti gli uomini.

Se è ancora abbastanza facile chiedere a Dio a favore del nostro nemico, chiederne in particolare il miglioramento, non è altrettanto naturale ringraziare Dio per lui!

Eppure questo è importantissimo, perché ci costringerà a parlare di lui a Dio, a pensare a lui davanti a Dio e ci condurrà ad ascoltare quanto Dio avrà da dirci in proposito.
Quindi, attraverso l’esistenza del nostro nemico, Dio ci avrà parlato, avrà aperto il nostro cuore, ci avrà ammaestrati, confutati magari, o forse illuminati!

Osserviamo con attenzione che l’apostolo Paolo faceva la raccomandazione a Timoteo e agli Efesini, di «pregare e ringraziare per i re e tutti coloro che sono in autorità» quando a regnare era Nerone!
Questo pazzo crudele doveva essere l’oggetto delle supplicazioni dei cristiani da lui perseguitati: in un certo qual modo, l’occasione della loro riconoscenza!
Lo scrittore cristiano Tertulliano, vissuto più tardi sotto altri imperatori, o mostri o persecutori o l’uno e l’altro insieme, ricorda nei suoi libri la perfetta lealtà dei cristiani verso le autorità, verso coloro che hanno le massime responsabilità, e quindi le massime occasioni, del bene e del male.


Pregare per tutti gli uomini è fonte di pace

«Pregare per tutti gli uomini», è il solo modo di conoscere la pace interiore ed esteriore.
Soltanto quando avremo sentito questa solidarietà con tutti gli uomini, quando avremo diviso con Dio i loro fardelli, allora potremo sperare in tutta coscienza di vivere una vita cristiana in pace e tranquillità.

L’apostolo Paolo ci mostra, in effetti, questa vita «pacifica e tranquilla» come il risultato che può ottenere la nostra preghiera «per tutti gli uomini» piuttosto che il motivo che potrebbe sostenere la nostra preghiera per le sole autorità.

Noi siamo inquieti con qualcuno del nostro prossimo?
Preghiamo per lui, facciamo Dio partecipe della nostra ansietà. La preghiera della fede darà pace ai nostri timori perché ci assicurerà che tutto è nelle mani di Dio, del Dio che tutto può e che non vuole altro che il maggior bene di ciascuno. Anche dal male Egli sa far nascere il bene.

Così compresa, la preghiera «per tutti gli uomini» ci allontana dal monologo irresponsabile che talvolta abbiamo confuso con essa: è essa che darà pace alla nostra coscienza e al nostro cuore, assicurandoci la «tranquillità», ossia la pace nei nostri rapporti con gli uomini essendo essa fonte di pace in quanto generatrice di amore. Non si può intrattenersi a lungo con Dio riguardo a qualcuno senza finire con l’amarlo: e quando c’è l’amore, tutto è possibile, anche la pace.